lunedì 18 giugno 2012

DA CHE PARTE STAI?


Eccomi, eccoci. Non é da tutti vivere uno sciopero lungo venti giorni. Aprire la porta dell'ufficio e piangere a causa dei lacrimogeni lanciati dalla polizia. Tranquillizzare mamme e bambini vittime della violenza indiscriminata della polizia. Non é da tutti ascoltare dalla propria finestra, tutti i giorni, i cori che si sollevano da marce spontanee. Sentire la pelle d'oca all'ennesimo "El pueblo unido jamas será vencido". Osservare le donne che senza pausa (e senza paura) cucinano pentolone di cibo per tutti i manifestanti. Non é da tutti ascoltare i discorsi di chi non si vuole arrendere e di chi invece si é giá arreso al potere del denaro. Sentire gli elicotteri che continuamente sorvolano e osservano dall'alto la cittá. Vedere la polizia  percorrere le strade della cittá su pick-up privati intimidendo gente comune.  Non é da tutti e non é nemmeno facile raccontarlo. 

Certo, immagini familiari, immagini che siamo abituati a vedere, a vivere. In Europa, in Italia, nelle valli. Ma non é mai facile raccontarle. Come raccontare un popolo che lotta per l'ambiente, per la propria stessa sopravvivenza dignitosa e che é accusato di terrorismo? Come raccontare che i terroristi sono proprio coloro che dovrebbero proteggere il popolo? Come raccontare se nessuno ti dà voce? Perché é questo che sta accadendo. Il popolo grida, grida forte, grida da venti giorni, anzi grida da mesi, anni. E nessuno ascolta. Il governo fa il sordo e la stampa aiuta a soffocare le grida che si sollevano da Cajamarca. Ora, dopo quasi venti giorni, la protesta é quasi senza voce, afona, stremata. Ma qui non ci si arrende. Non ancora. E se alla fine i piú forti, ovvero i piú ricchi, vinceranno, la storia dará ragione ai cajamarquini. E sará una storia amara, fatta di inquinamento, di lagune prosciugate, di morte. Perché é facile capire che chi approfitterá dei "benefici" della miniera sono coloro che sfrutteranno le risorse, intascheranno i soldi e poi abbandoneranno Cajamarca. É facile smascherare le bugie di chi dice che la miniera porterá benefici sociali soprattutto ai campesinos. Sono venti anni che le imprese minerarie sfruttano le risorse della regione e attualmente Cajamarca é agli ultimi posti nei ranking di sviluppo sociale del Perú (alto tasso di denutrizione infantile, numerose morti materne per parto, scarso livello di istruzione...). Dunque l'equazione "miniera = piú ricchezza = progresso sociale " tanto sbandierata dai "pro Conga" é assolutamente smentita dalla semplice osservazione dei fatti.

Spero almeno che la smettano di prendere in giro un popolo intero. Che almeno ammettano che non si sta parlando di sviluppo sociale, di benessere comune, di "fare del bene alla nazione peruviana"  ma di biechi interessi economici. Sono contadini ma non sono stupidi, anzi. Sono stati giá traditi una volta dal presidente Ollanta Humala, il gran trasformatore, che per farsi eleggere indossó in campagna elettorale il poncho e il cappello cajamarquino e giuró che avrebbe difeso l'acqua. Sono contadini, vivono della terra e dell'acqua e privarli di questi due elementi significherebbe ammazzarli. Ed é per questo che da venti giorni, a turno, abbandonano le loro terre per venire qui a Cajamarca. Per loro é una questione di vita o di morte. E lo é anche per noi. Prima o poi dovremo decidere da che parte stare. Dalla parte della terra o del denaro? Dalla parte degli sfruttati o degli sfruttatori? Dalla parte della vita o della morte?

Qui spiegavo a grandi linee cos'è Conga, il progetto contro cui i campesinos stanno protestando: http://umachak.blogspot.com/2012/04/non-e-tutto-loro-quello-che-luccica.html

Per conoscere un po' la situazione leggete il post di Chiara: http://www.alpiande.blogspot.com/

E per chi conosce lo spagnolo consiglio un giro su questi siti: 

CONGA NO VA! EL PUEBLO NO SE RINDE!


Nessun commento:

Posta un commento