lunedì 13 agosto 2012

Dare la vita per la vita


....e anche se vi sentite assolti siete lo stesso coinvolti.

Lo so, non si fa. Non si scompare dal blog per così tanto tempo. Ma non ho avuto parole per descrivere ció che é accaduto, me se fue la voz, e solo il silenzio nella testa.  Ma cosa é accaduto? Un disastro. Cinque persone sono state uccise dalla polizia i primi giorni di luglio durante le proteste contro Conga (vedi post precedenti), é stato dichiarato lo stato di emergenza , la nostra permanenza qui é stata in pericolo. Sono morte cinque persone. Morte. Tra di loro un ragazzo di 17 anni. E tanti feriti, detenuti, torturati. Avrei voluto raccontare tutto, urlare, denunciare. Avrei voluto andare in piazza, scendere in strada, svegliare la gente. Ma prima dovevo elaborare il tutto, fermarmi e riflettere. Inspirare espirare inspirare espirare.  Cosa stava accadendo? Dopo piú di un mese di proteste pacifiche, di marce colorate, di cori, di pranzi e cene comunitarie, cosa era successo? Perché i morti? Perché?

Non riuscivo e non riesco a rispondere. Ho tentato ma sono incapace di spiegare razionalmente questa tragedia. E mi ripeto una domanda che ho giá scritto in questo blog: quante vite puó valere una miniera d'oro? Una? Cinque? Cento, mille, un milione? Quante??

Ora siamo in stato di emergenza. Il Governo ha pensato bene di zittire la voce dei manifestanti, ancora piú arrabbiati dopo le uccisioni, sospendendo (inizialmente per 30 giorni ma poi prorogando la misura di emergenza per altri 30 giorni) alcuni diritti civili come l'inviolabilitá del domicilio e le libertá di riunione e di transito. Oltre il danno la beffa. Sono stati uccisi cinque manifestanti dalla polizia, o meglio dai polimineros (polizia+mineros), e la risposta del governo é stata la sospensione di alcuni importantissimi diritti senza nemmeno iniziare le indagini per cercare i colpevoli di questi omicidi.  Tutto ció é inammissibile anche perché si somma il fatto che Yanacocha sta continuando i suoi lavori protetta dall'esercito e dalla polizia. Non ripeteró la domanda "da che parte stai?" perché mi sembra ovvio che si puó stare solo da una parte, dalla parte giusta. Ma ora dobbiamo chiederci "cosa possiamo fare?". Parlando con la gente, confrontandosi con chi, nonostante tutto, non si é ancora arreso, pare che l'unica cosa da fare sia estendere la protesta, unirsi con altre rivendicazioni per il territorio, fare rete, rimpossessarsi di ció che é nostro. E soprattutto ristabilire una gerarchia dei valori. Cosa viene prima, l'acqua o l'oro? La vita o il denaro?  

Esiste ancora gente decisa a lottare per il territorio, per l'acqua, per la vita. Ho conosciuto gente disposta a morire per difendere l'acqua. É paradossale: dare la vita per la vita.  


La lucha sigue! A Cajamarca, in Brasile, in Messico, in Argentina, in Spagna, in val di Susa, a Rho...ovunque sia a rischio la soberania ciudadana del territorio! Ed é la stessa lotta, la misma lucha.

Per chi non ha ancora visto il video sui primi 23 giorni di sciopero ecco qui il link:



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