....e anche se vi sentite assolti siete lo stesso coinvolti.
Lo so, non si fa. Non si scompare
dal blog per così tanto tempo. Ma non ho avuto parole per descrivere ció che é
accaduto, me se fue la voz, e solo il
silenzio nella testa. Ma cosa é
accaduto? Un disastro. Cinque persone sono state uccise dalla polizia i primi
giorni di luglio durante le proteste contro Conga (vedi post precedenti), é
stato dichiarato lo stato di emergenza , la nostra permanenza qui é stata in
pericolo. Sono morte cinque persone. Morte. Tra di loro un ragazzo di 17 anni. E
tanti feriti, detenuti, torturati. Avrei voluto raccontare tutto, urlare,
denunciare. Avrei voluto andare in piazza, scendere in strada, svegliare la
gente. Ma prima dovevo elaborare il tutto, fermarmi e riflettere. Inspirare
espirare inspirare espirare. Cosa stava
accadendo? Dopo piú di un mese di proteste pacifiche, di marce colorate, di
cori, di pranzi e cene comunitarie, cosa era successo? Perché i morti? Perché?
Non riuscivo e non riesco a
rispondere. Ho tentato ma sono incapace di spiegare razionalmente questa
tragedia. E mi ripeto una domanda che ho giá scritto in questo blog: quante vite
puó valere una miniera d'oro? Una? Cinque? Cento, mille, un milione? Quante??
Ora siamo in stato di emergenza. Il Governo ha pensato bene di zittire la voce dei manifestanti, ancora piú arrabbiati
dopo le uccisioni, sospendendo (inizialmente per 30 giorni ma poi prorogando la
misura di emergenza per altri 30 giorni) alcuni diritti civili come l'inviolabilitá
del domicilio e le libertá di riunione e di transito. Oltre il danno la beffa.
Sono stati uccisi cinque manifestanti dalla polizia, o meglio dai polimineros
(polizia+mineros), e la risposta del governo é stata la sospensione di alcuni
importantissimi diritti senza nemmeno iniziare le indagini per cercare i
colpevoli di questi omicidi. Tutto ció é
inammissibile anche perché si somma il fatto che Yanacocha sta continuando i
suoi lavori protetta dall'esercito e dalla polizia. Non ripeteró la domanda
"da che parte stai?" perché mi sembra ovvio che si puó stare solo da
una parte, dalla parte giusta. Ma ora dobbiamo chiederci "cosa possiamo
fare?". Parlando con la gente, confrontandosi con chi, nonostante tutto,
non si é ancora arreso, pare che l'unica cosa da fare sia estendere la
protesta, unirsi con altre rivendicazioni per il territorio, fare rete, rimpossessarsi
di ció che é nostro. E soprattutto ristabilire una gerarchia dei valori. Cosa viene
prima, l'acqua o l'oro? La vita o il denaro?
Esiste ancora gente decisa a
lottare per il territorio, per l'acqua, per la vita. Ho conosciuto gente
disposta a morire per difendere l'acqua. É paradossale: dare la vita per la
vita.
La lucha sigue! A Cajamarca, in
Brasile, in Messico, in Argentina, in Spagna, in val di Susa, a Rho...ovunque
sia a rischio la soberania ciudadana
del territorio! Ed é la stessa lotta, la misma
lucha.
Per chi non ha ancora visto il video sui primi 23 giorni di sciopero ecco qui il link:
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