lunedì 1 ottobre 2012

La giornata lavorativa


"Poiché la durata della giornata lavorativa costituisce essa stessa uno dei principali fattori repressivi imposti dal principio della realtà al principio del piacere, la riduzione di questa durata fino al limite in cui il puro tempo lavorativo non blocchi piú lo sviluppo umano, è la prima delle condizioni preliminari della libertà. Una siffatta riduzione significherebbe quasi sicuramente da sola un abbassamento del tenore di vita attuale nei paesi industriali piú progrediti. Ma la regressione a un livello di vita inferiore, che sarebbe la conseguenza del crollo del principio di prestazione, non parla contro il progresso della civiltà.

Che la liberazione sia condizionata da un livello di vita sempre piú alto, è un argomento che serve con troppa facilità a giustificare la perpetuazione della repressione. Determinare il livello di vita in termini di automobili, apparecchi televisivi, aeroplani e trattori, è tipico del principio di prestazione stesso. Al di là del dominio di questo principio, il livello di vita verrebbe misurato con altri criteri: la soddisfazione universale dei bisogni umani fondamentali, e la libertà dalla colpa e dalla paura – da quella interiorizzata come da quella esterna, da quella istintuale come da quella “razionale”. "

Marcuse, ti amo.l
In attesa del prossimo post.....





lunedì 13 agosto 2012

Dare la vita per la vita


....e anche se vi sentite assolti siete lo stesso coinvolti.

Lo so, non si fa. Non si scompare dal blog per così tanto tempo. Ma non ho avuto parole per descrivere ció che é accaduto, me se fue la voz, e solo il silenzio nella testa.  Ma cosa é accaduto? Un disastro. Cinque persone sono state uccise dalla polizia i primi giorni di luglio durante le proteste contro Conga (vedi post precedenti), é stato dichiarato lo stato di emergenza , la nostra permanenza qui é stata in pericolo. Sono morte cinque persone. Morte. Tra di loro un ragazzo di 17 anni. E tanti feriti, detenuti, torturati. Avrei voluto raccontare tutto, urlare, denunciare. Avrei voluto andare in piazza, scendere in strada, svegliare la gente. Ma prima dovevo elaborare il tutto, fermarmi e riflettere. Inspirare espirare inspirare espirare.  Cosa stava accadendo? Dopo piú di un mese di proteste pacifiche, di marce colorate, di cori, di pranzi e cene comunitarie, cosa era successo? Perché i morti? Perché?

Non riuscivo e non riesco a rispondere. Ho tentato ma sono incapace di spiegare razionalmente questa tragedia. E mi ripeto una domanda che ho giá scritto in questo blog: quante vite puó valere una miniera d'oro? Una? Cinque? Cento, mille, un milione? Quante??

Ora siamo in stato di emergenza. Il Governo ha pensato bene di zittire la voce dei manifestanti, ancora piú arrabbiati dopo le uccisioni, sospendendo (inizialmente per 30 giorni ma poi prorogando la misura di emergenza per altri 30 giorni) alcuni diritti civili come l'inviolabilitá del domicilio e le libertá di riunione e di transito. Oltre il danno la beffa. Sono stati uccisi cinque manifestanti dalla polizia, o meglio dai polimineros (polizia+mineros), e la risposta del governo é stata la sospensione di alcuni importantissimi diritti senza nemmeno iniziare le indagini per cercare i colpevoli di questi omicidi.  Tutto ció é inammissibile anche perché si somma il fatto che Yanacocha sta continuando i suoi lavori protetta dall'esercito e dalla polizia. Non ripeteró la domanda "da che parte stai?" perché mi sembra ovvio che si puó stare solo da una parte, dalla parte giusta. Ma ora dobbiamo chiederci "cosa possiamo fare?". Parlando con la gente, confrontandosi con chi, nonostante tutto, non si é ancora arreso, pare che l'unica cosa da fare sia estendere la protesta, unirsi con altre rivendicazioni per il territorio, fare rete, rimpossessarsi di ció che é nostro. E soprattutto ristabilire una gerarchia dei valori. Cosa viene prima, l'acqua o l'oro? La vita o il denaro?  

Esiste ancora gente decisa a lottare per il territorio, per l'acqua, per la vita. Ho conosciuto gente disposta a morire per difendere l'acqua. É paradossale: dare la vita per la vita.  


La lucha sigue! A Cajamarca, in Brasile, in Messico, in Argentina, in Spagna, in val di Susa, a Rho...ovunque sia a rischio la soberania ciudadana del territorio! Ed é la stessa lotta, la misma lucha.

Per chi non ha ancora visto il video sui primi 23 giorni di sciopero ecco qui il link:



lunedì 18 giugno 2012

DA CHE PARTE STAI?


Eccomi, eccoci. Non é da tutti vivere uno sciopero lungo venti giorni. Aprire la porta dell'ufficio e piangere a causa dei lacrimogeni lanciati dalla polizia. Tranquillizzare mamme e bambini vittime della violenza indiscriminata della polizia. Non é da tutti ascoltare dalla propria finestra, tutti i giorni, i cori che si sollevano da marce spontanee. Sentire la pelle d'oca all'ennesimo "El pueblo unido jamas será vencido". Osservare le donne che senza pausa (e senza paura) cucinano pentolone di cibo per tutti i manifestanti. Non é da tutti ascoltare i discorsi di chi non si vuole arrendere e di chi invece si é giá arreso al potere del denaro. Sentire gli elicotteri che continuamente sorvolano e osservano dall'alto la cittá. Vedere la polizia  percorrere le strade della cittá su pick-up privati intimidendo gente comune.  Non é da tutti e non é nemmeno facile raccontarlo. 

Certo, immagini familiari, immagini che siamo abituati a vedere, a vivere. In Europa, in Italia, nelle valli. Ma non é mai facile raccontarle. Come raccontare un popolo che lotta per l'ambiente, per la propria stessa sopravvivenza dignitosa e che é accusato di terrorismo? Come raccontare che i terroristi sono proprio coloro che dovrebbero proteggere il popolo? Come raccontare se nessuno ti dà voce? Perché é questo che sta accadendo. Il popolo grida, grida forte, grida da venti giorni, anzi grida da mesi, anni. E nessuno ascolta. Il governo fa il sordo e la stampa aiuta a soffocare le grida che si sollevano da Cajamarca. Ora, dopo quasi venti giorni, la protesta é quasi senza voce, afona, stremata. Ma qui non ci si arrende. Non ancora. E se alla fine i piú forti, ovvero i piú ricchi, vinceranno, la storia dará ragione ai cajamarquini. E sará una storia amara, fatta di inquinamento, di lagune prosciugate, di morte. Perché é facile capire che chi approfitterá dei "benefici" della miniera sono coloro che sfrutteranno le risorse, intascheranno i soldi e poi abbandoneranno Cajamarca. É facile smascherare le bugie di chi dice che la miniera porterá benefici sociali soprattutto ai campesinos. Sono venti anni che le imprese minerarie sfruttano le risorse della regione e attualmente Cajamarca é agli ultimi posti nei ranking di sviluppo sociale del Perú (alto tasso di denutrizione infantile, numerose morti materne per parto, scarso livello di istruzione...). Dunque l'equazione "miniera = piú ricchezza = progresso sociale " tanto sbandierata dai "pro Conga" é assolutamente smentita dalla semplice osservazione dei fatti.

Spero almeno che la smettano di prendere in giro un popolo intero. Che almeno ammettano che non si sta parlando di sviluppo sociale, di benessere comune, di "fare del bene alla nazione peruviana"  ma di biechi interessi economici. Sono contadini ma non sono stupidi, anzi. Sono stati giá traditi una volta dal presidente Ollanta Humala, il gran trasformatore, che per farsi eleggere indossó in campagna elettorale il poncho e il cappello cajamarquino e giuró che avrebbe difeso l'acqua. Sono contadini, vivono della terra e dell'acqua e privarli di questi due elementi significherebbe ammazzarli. Ed é per questo che da venti giorni, a turno, abbandonano le loro terre per venire qui a Cajamarca. Per loro é una questione di vita o di morte. E lo é anche per noi. Prima o poi dovremo decidere da che parte stare. Dalla parte della terra o del denaro? Dalla parte degli sfruttati o degli sfruttatori? Dalla parte della vita o della morte?

Qui spiegavo a grandi linee cos'è Conga, il progetto contro cui i campesinos stanno protestando: http://umachak.blogspot.com/2012/04/non-e-tutto-loro-quello-che-luccica.html

Per conoscere un po' la situazione leggete il post di Chiara: http://www.alpiande.blogspot.com/

E per chi conosce lo spagnolo consiglio un giro su questi siti: 

CONGA NO VA! EL PUEBLO NO SE RINDE!


lunedì 14 maggio 2012

Da lontano...



13 aprile...è dal 13 aprile che non mi faccio vedere da queste parti. Un mese tondo tondo. Mi sembra incredibile. Cosa avete combinato in questi 30 giorni? Vi siete emozionati, stupiti, sdegnati? Avete visto cose nuove, perso vizi, recuperato vecchie abitudini? Insomma, come mi chiedono nel report mensile che devo redigere per Aspem, che voto date a questo mese? 

Io il mio voto non ve lo dico, il voto è segreto d'altronde, ma vi confesso che questo mese è stato un mese denso. Potrei infatti raccontarvi dell'oceano caldo che fa scappare al largo le acciughe e che quindi fa morire di fame i pellicani http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/moria-pellicani-peru-riscaldamento-mari-privati-cibo_6476.html (a proposito, non sapete quanto sia triste vedere una spiaggia piena di grossi pellicani morti e morenti, è l'immagine della Morte, che da oggi per me non è più una losca figura con falce e cappuccio nero ma un grosso uccello con becco e grandi ali bianche). Oppure potrei raccontarvi delle mie spedizioni in solitaria nelle provincie di Cajamarca per somministrare a dei gruppi selezionati di persone un questionario sul cambio climatico e della perfetta mobilità peruviana, così efficiente che per percorrere 219 km ho dovuto passare 18 ore su un bus (la prossima volta che sento qualcuno lamentarsi della Salerno-Reggio Calabria...ehm).  Oppure potrei descrivervi il paesaggio che ho incontrato al nord, nella provincia di Jaèn: montagne verdi (secondo me Marcella Bella è stata qui....), risaie, strade intasate da mototaxi e un caldo infernale. Ad un certo punto in un mio delirio da troppo viaggio (erano giorni che rimbalzavo come una pallina da una parte all'altra della regione) ho creduto di essere arrivata in Cambogia.. 

Ma invece non racconterò nulla di tutto questo. Servirebbe troppo spazio e tempo, cose che stranamente ora, un lunedì mattina, mi trovo improvvisamente ad avere a disposizione (la jefa non è ancora arrivata in office). Potrei tediarvi all'infinito, scrivendo a ruota, senza limiti, di tutte quelle cose di cui vi ho accennato pocanzi (che buffa parola pocanzi). Ma oggi sono di vena buona e quindi vi salvo in anticipo dal supplizio.

Vorrei invece condividere con voi un pensiero che in tutto questo gironzolare ha preso forma nella mia testolina bacata. Non vorrei sembrare patriottica e patetica ma in questo mese ho pensato tanto alla cara vecchia penisola. E si, l'Italia. È proprio vero che da lontano a volte si riesce a vedere meglio, si percepisce l'insieme, e nell'insieme, a volte, la bellezza. La bellezza dell'Italia è una bellezza misurata, fatta di intimità. È abbracciata dal mediterraneo, un mare calmo e caldo, che non ha nulla a che vedere con l'irruenza senza eleganza dell'oceano (tutt'altro-che) Pacifico che con la sua forza cerca di trascinarti dentro di lui. Anche l'odore e il sapore del mediterraneo è diverso. È buono. È salato il giusto. L'oceano invece è sciapo. E poi le montagne. Le Alpi e gli Appennini, cime basse, catene piccole in confronto alle Ande. Fanno da cappello e da spina dorsale alla penisola. La bilanciano, la rendono vitale, la fanno respirare con i loro polmoni verdi. Certo le Ande sono maestose, mozzano il fiato, arrivano al cielo, oltre le nuvole. Sono qualcosa di inspiegabile, più vicine al divino che all'umano. E davanti a loro infatti ci si sente piccoli e un po' perduti. Disorientano. Le Alpi invece fanno da punto di riferimento, sfidano l'uomo, non lo escludono a priori. Per ultimo vorrei parlare delle città, dei paesini e dei borghi italiani. Con la loro varietà di vie, viali e vicoli che non si incrociano solo ed esclusivamente in un secco modo ortogonale ma danno vita a curve, salite, discese. Che formano labirinti che chissà dove ti portano, che stupiscono quando si aprono in piazze antiche. E l'odore delle focacce appena sfornate, del sugo al pomodoro e basilico, il rumore dei piatti, insomma tutto ciò che per i cinque sensi è familiare. L'abitudine anestetizza ma la lontananza riaccende. Mi piace il Perù, adoro le Ande, l'oceano mi emoziona, qui mi stupisco di tutto. Ma amo l'Italia, la sua giusta piccolezza, i suoi odori, rumori, sapori che sanno di casa. Me la immagino ora, nel suo inizio di primavera, quando torna a richiamare verso i laghi, i fiumi, i prati. L'alternanza delle stagioni, altra meraviglia che ci è concessa e di cui spesso ci lamentiamo.  

Poi si, ci sono anche i mille problemi, la crisi, i politici, i suicidi, la televisione e tutte le porcherie che inquinano l'Italia. Ma non pensate che all'estero sia differente. Le porcherie ci sono anche qui. A volte anche di più. Le cose da cambiare sono ovunque e bisogna iniziare dal proprio cortile di casa. E ve lo dice una che è a un oceano dal proprio :) .

Quindi chi è in Italia si goda la primavera un po' anche per me, io continuerò a stupirmi della maestosità dei paesaggi peruviani, a conoscere piacevoli o detestabili usi e costumi peruanos, a nutrirmi delle differenze e ad incrociare sguardi neri che più neri non si può,  pronta a riassaporare il sapore familiare della penisola.

Prometto di scrivere presto e di raccontare un po' de la vida cajamarquina! Hasta pronto! Besitossssssss
Mari

venerdì 13 aprile 2012

NON E' TUTTO (L)ORO QUELLO CHE LUCCICA


Volevo scrivere di kuel gran bel posto che è Kuelap, ma, chachapoyas, Chiaretta me ganò. Ne ha scritto qui, e lo ha fatto egregiamente, includendo quel grande uomo, che di professione fa il chofer e di nome fa LOBOman (almeno per noi). E che chofer! Ha guidato il nostro bus per le impervie strade andine, impavido dei metri di precipizi sotto di lui (e di noi), incurante degli "ohhh" di Giovanna ogni volta che le ruote del nostro poderoso mezzo si avvicinavano pericolosamente al limite della strada. 
Un fuerte applauso per LOBOman, ultimo fan dei backstreet boys (backstreet back...ALRIGHT!).

Detto questo non mi dilungherò su questa gitarella fuori porta (distante giusto quelle 14 orette di tornanti andini), nè sul ritorno a casa che davvero fu "fuori porta" nel senso che siamo rimaste fuori casa per colpa di una zelante vicina super premurosa che per non far entrare i ladri ha sprangato la porta dall'interno col risultato di averci fatto passare la notte in un ostello (scomodo, sporco e rumoroso) di Cajamarca. Doris, ti amiamo comunque, anzi, ti amiamo di più!

Non so bene di cosa parlerò. Forse dei militari che sono arrivati questa settimana a Cajamarca. Cajamarca under attack!? No, la situazione non è così grave, almeno per ora. I militari si vedono e non si vedono. Si nascondono forse. Ma perchè i militari? Ecco, qua dovrei introdurre un temone. Uno di quelli grossi, grassi e densi. E lo farò poco a poco. Non tutto stavolta che altrimenti vi annoiate e il blog perde di appeal. 

Dovete sapere che la regione Cajamarca (una regione a nord del Perù che confina con l'Ecuador) ha uno sviluppo economico sostenuto dall'esportazione di minerali, soprattutto oro. Sono tante le miniere che bucherellano qua e là le splendide Ande, e proprio qui vicino, lassù dove ci sono le lagune, è presente una grande miniera (ma grande davvero, come tutta la città di Cajamarca), la miniera Yanacocha, la miniera d'oro più grande del Sudamerica.

(Ecco qui la mina Yanacocha, in tutta la sua bruttezza, vista dal satellite:    http://maps.google.it/maps?hl=it&tab=il )




E l'oro sembra essere, da sempre, l'oggetto della discordia e la rovina del Perù. Dai tempi degli Inca che furono dapprima depredati e poi ammazzati, decimati, eliminati dalla febbre d'oro degli Spagnoli conquistadores.

Oro oro oro, ma a che serve l'oro? A far brillare i colli e le dita di imbellettate donne occidentali ignare totalmente di cosa sia una miniera a cielo aperto? Donnine, piccole, che per far risaltare la loro effimera bellezza non sanno che stanno contribuendo a distruggere una bellezza ancestrale. La bellezza delle Ande. E solo chi le ha viste può davvero capire di cosa stia parlando. È qualcosa che profuma di immenso, che ti fa davvero pensare alla Pacha Mama, alla madre terra, alla nostra piccolezza, al nostro essere di passaggio. E guardate che orme che sta lasciando il nostro passaggio. Buchi pieni di cianuro che prosciugano lagune e seccano i prati. Ecco cosa sono le miniere a cielo aperto. Ecco cosa lasceremo a chi verrà dopo di noi. 

Bene, questa miniera non si vuole accontentare dello scempio che ha fatto e che sta facendo da anni. Ha presentato un progetto di ampliamento, una nuova miniera a cielo aperto. Questo progetto si chiama Proyecto Conga. Mi dilungherò in un altro post su questo progetto e su tutte le dinamiche politiche che si sono innescate, vi dirò solo che il popolo cajamarquino, seppur diviso, sembra intenzionato ad opporsi e a resistere. Una resistenza che però via via si sta un po' indebolendo, a causa forse delle divisioni interne del fronte di opposizione, delle false promesse del presidente nazionale, della forza mediatica che la ricca miniera può vantare dalla sua parte. 

Mercoledì c'è stato un paro regional  (sciopero regionale) contro Conga  con tanto di corteo pacifico e colorato. La partecipazione è stata tanta ma non massiccia. Sentire il coro "el pueblo unido jamas serà vencido" però mi ha fatto venire la pelle d'oca. Perchè non c'è slogan più vero, e solo un fronte unito può avere una, seppur remota, possibilità di vincere contro il gigante Yanacocha. 

In questi giorni stiamo aspettando il risultato della perizia internazionale. Sapremo se il presidente dirà Conga no va o Conga va. In quest'ultimo caso aspetteremo la reazione del popolo cajamarquino. Forza Cajamarca, resisti! Fai sentire la tua voce!

Ah, i militari sono qui a vigilare che tutto fili liscio..ma a me, come sempre, le divise mi sanno di disordini più che di ordine. E poi, soprattutto in Sudamerica, dell'esercito, storicamente, non ci si può mica tanto fidare...quindi, come dicevano in manifestazione "esercito fuori da Cajamarca!" che noi ci si  difende da soli...ma poi da chi?
"Solo cuando el ultimo àrbol estè muerto, el ultimo rio envenenado, y el ultimo pez atrapado, te daràs cuenta que no puedes comer dinero"

"Cajamarca, te quiero, por eso te defiendo!" "La gente inteligente, defiende el medio ambiente"

Prossimamente approfondimenti su Conga e sulle lotte contro le mega miniere che stanno sorgendo in tutto il sudamerica! Como siempre...stay tuned!


sabato 31 marzo 2012

Tempus fugit


Eccomi, scusate la latitanza e la non costanza già al secondo post. Ma, chi mi conosce dubiterà della veridicità di ciò che sto dicendo, il lavoro è tanto e il tempo libero poco. Io che ho fatto dell'importanza del tempo libero un credo e che sto portando avanti una crociata personale a favore del'ozio produttivo, io, proprio io, ho totalmente cambiato my way of life.  Ma il lavoro alla mesa de la concertacion para la lucha contra la pobreza (e qui che presto servizio, e magari più avanti dico due parole anche sulla mesa, spazio davvero ricco e interessante) è abbastanza vario e a volte coincide con ciò che solitamente, nella mia vita "normale", faccio nel tempo libero.  Por eso che la canonica linea tra lavoro e "volontariato" è spesso trapassata, confusa, nascosta e sempre più ignorata. Ma forse è proprio questo lo spirito del servizio civile. Forse è questo farsi coinvolgere quasi al 100% da quello che si fa che dà un senso alla parola servizio. Forse. In attesa di avere una risposta mi lascio tirare in mezzo come posso, dando il mio aiuto ma soprattutto cercando di imparare il più possibile. Imparo per osmosi ormai, ascoltando, osservando, facendo. Mi manca giusto un po' di tempo per sistematizzare ed analizzare le informazioni che assorbo. Ma è solo questione di allineamento ed allenamento ai ritmi peruviani.

A proposito di ritmi peruviani...qua succede una cosa strana: tutti corrono e tutti sono sempre e dico sempre in ritardo. Sul ritardo non avevo dubbi, già ero preparata, ma pensavo che fosse dovuto al fatto che se la prendessero comoda, sai, in Perù...siamo a sud dell'equatore, sono latini, siamo in montagna, insomma, sicuramente non hanno voglia di lavorare, non come noi, milanesi nè, che lavoriamo, guadagniamo, spendiamo e pretendiamo..taaaac. Errore! Qua, chi lavora (che più o meno è la realtà che sto conoscendo), lavora sempre. Sin parar. Altro che i brianzoli (non me ne vogliano i miei "lettori" brianzoli).
Ecco che sorge spontanea una domanda: ma se corrono e lavorano sempre, come fanno ad essere costantemente in ritardo? ..e non parlo di dieci minuti, un quarto d'ora di ritardo, ma di un'ora, due ore di media.... La risposta la sto ancora cercando, per ora ho formulato delle ipotesi:

1.       I peruviani non usano l'orologio, oggetto ritenuto inutile e superfluo
2.       Los cajamarquinos utilizzano una sorta di ora legale arbitraria e personale
3.       La puntualità è ritenuta una scortesia
4.       Il concetto di tempo lineare è un concetto occidentale e quindi non possiamo pretendere che venga osservato in tutto il mondo
5.       Los cajamarquinos vogliono fare tutto senza considerare i limiti temporali

Delle cinque ipotesi l'ultima è quella che secondo me si avvicina di più alla realtà. Le persone che ho conosciuto e con cui lavoro infatti non riescono a fare i conti con i limiti temporali. Credono di poter presenziare a tre riunioni in contemporanea mentre mandano quattordici mail, chiamano due sindaci, recuperano il figlio a scuola, preparano la cena e scrivono l'ennesimo informe. Matti!
Altro problema che puntualmente emerge in tutte le occasioni è la replica delle stesse azioni. Provo a spiegarmi meglio facendo un esempio: per un piano di emergenza sulla denutrizione infantile i tre diversi livelli di governo e gli attori della società civile fanno più o meno le stesse cose (cercando di coordinarsi all'ultimo durante lunghe e fallimentari riunioni generali). Insomma, hanno delle difficoltà a dividersi i compiti. Come dicevo precedentemente tutti vogliono fare tutto. C'è un po' di spreco di forze, ma alla fine emerge una volontà di fare davvero invidiabile. Basterebbe pochissimo per raggiungere un'efficienza sufficiente a far girare bene le cose ...e secondo me, a furia di continuare così prima o poi verrà naturale una divisione dei compiti più puntuale, appunto. E tutti saranno più sollevati, soprattutto i lavoratori cajamarquini, che avranno più tempo per stare a casa coi figli, per andare al cinema, per passeggiare tra il verde brillante de loro monti, per rilassarsi alle terme e per aprovechar di questa linda ciudad.

Io intanto cerco di difendermi come posso da questo flusso infinito di cose da fare. Giuro che non è facile, guardate come mi sto riducendo:




Lavoro-casa; casa-lavoro ..e chi mi riconosce più?...anche se le occasioni che ho di fare la casalinga sono poche :) ..diciamo che la foto ha immortalato un'eccezione...ma chi mi ha mai visto così? :)

Tic-tac tic-tac sentite il tempo che scorre? Io no, passa così veloce che non me ne accorgo, sento appena un sibilo...shhhhhh...e l'ennesima settimana è passata!

A presto chic@s...spero di aggiornare questo blog il più spesso possibile, perchè le cose da raccontare sono tante...e se va avanti così un anno passa in fretta!
besitos

lunedì 19 marzo 2012

Questo pazzo pazzo traffico!


Il primo post del blog, anzi il primo post in assoluto della mia vita, lo dedico al traffico di Cajamarca. Che noia direte voi. Ma vi sbagliate di grosso. Il traffico di Cajamarca è tutto fuorchè noioso.

Se sei un pedone, un umile pedone che ad esempio vuole andare a prendere il pane, devi prepararti a fare degli scatti degni di una gara ai 50 metri piani. Le strisce pedonali esistono ma credo servano a comunicare agli automobilisti di accelerare. Mai vista una macchina fermarsi per far attraversare un pedone. Le vecchiettine ad esempio, possono impiegarci dai dieci minuti alle due ore per attraversare una strada all'ora di punta (che più o meno è dalle 8 del mattino alle 8 di sera). Io, quando devo attraversare una strada mi preparo psicologicamente prima. Osservo con attenzione la strada e la velocità delle macchine e dei mototaxi che sfrecciano senza alcun ordine. Facendo un rapido calcolo che comprende logaritmi e formule di fisica avanzata mi avvicino al limite del marciapiede. Appena il flusso del traffico diminuisce corro come una matta, come quando da bambina giocavo a rialzo, verso l'altro marciapiede. Solitamente la corsa è accompagnata dai clacson delle macchine e dei mototaxi che si avvicinano. Sento i clacson e penso, se inciampo sono morta. Quando arrivo all'altro marciapiede, faccio un saltone,  un bel respirone (di solito inalando in pieno lo scarico di un camioncino), e con soddisfazione guardo la strada pensando "anche questa volta ho vinto". Un colpo di tosse e mi dirigo trionfalmente verso il prossimo attraversamento. Quante è emozionante andare a prendere il pane?

Può capitare invece di avere fretta e di dover prendere un taxi o un mototaxi. Nel caso del taxi l'esperienza può essere più o meno ordinaria, a parte gli sfiori ad ogni incrocio, la musica molesta, le portiere che ti rimangono in mano, i sedili che si sgretolano sotto il sedere, i finestrini che non salgono...ma tutto sommato ti senti anche una privilegiata. Puoi permetterti il taxi! Per la prima volta in vita tua puoi permetterti il taxi! Che bella vita.

Se invece sei molto in ritardo e decidi che alla fine la sicurezza non è poi così importante, può capitare di alzare la manina per fermare uno dei mille mototaxi che passano. In questo caso i due soles che richiede la corsa diventano dei gettoni colorati come quelli degli autoscontri. Perchè di una giostra si tratta. Questi motorini customizzati nei più svariati modi e colori, guidati da concentratissimi aspiranti valentino rossi, sembrano passare veramente ma veramente ovunque. Secondo me hanno la capacità di stringersi. Non c'è altra soluzione. C'è un combi, una macchina, un accrocchio non meglio identificato, una pecora, due carriole e un carretto trainato da un asino che ostruiscono la strada? Nessun problema. Il mototaxi, senza nemmeno rallentare, riuscirà a passare. Non chiedetemi come, la maggior parte delle volte chiudo gli occhi e li riapro solo a pericolo passato. Altro che bungee jumping. Queste sono vere scosse di adrenalina. Quanto mi piacciono le corse in mototaxi! ..quasi quasi tento il business e li importo in Italia, che dite?

L' ultima avventura che può capitare girando per le strade di Cajamarca è quella di salire su un combi. Un combi è un pullmino mini-van con una capienza media ufficiale di 10 persone ma su cui, sfidando le leggi della geometria e della gravità, si riescono a stivare fino a 30 persone. Salire, scendere e trovare un posto su un combi può essere davvero impegnativo (a me ormai in automatico parte la musichetta di tetris). Per non parlare della guida a dir poco sportiva degli autisti e del fatto che devi salire più o meno al volo mentre un ragazzo urla, il più delle volte in modo incomprensibile, la destinazione. Le  possibilità di salire sul combi sbagliato sono tantissime, ma se così non fosse si perderebbe gran parte del divertimento.
Allora, che ne dite, è noioso il traffico di Cajamarca?



...nelle prossime puntate altri speciali su taxi, mototaxi e affini....con schede tecniche e altre delizie :) ..stay tuned!